20 ott 2011

Il gatto con gli stivali - Fashion and food #3


Poco tempo fa sono stato invitato a cena a casa di amici. Il menù era molto casereccio, simile a quello proposto da Alessandro (chissà se il cuoco si è ispirato – e purtroppo solo ispirato - proprio a questo sito). 

Mi piace la cucina semplice: la pasta fatta in casa con il pomodoro e il basilico, la carne con una salsina e un dolce leggero. Non posso però fare a meno di pensare a dove sia il confine tra cucina semplice e “non ho voglia di cucinare quindi mangiati sta pasta”.
Come quando vado a casa del mio amico e collega di cui non faccio il nome altrimenti si offende. Quando si apre il suo frigorifero, si rischia di essere risucchiati da un buco nero. L’ultima volta il suo gatto è entrato e non ha fatto più ritorno. In realtà, anche se la cucina è semplice (come nel caso del mio collega e nel mio, incapaci di cucinare anche le ricette più semplici), possiamo sempre valorizzare le nostre pietanze con lo stile e il buon gusto. E magari un sorriso, perché in cucina e a tavola ci si deve divertire.


Immaginate: invito a cena da un conoscente, arriviamo, troviamo sulla tavola pasta al pomodoro e lui/lei in tuta, calzettone sformato e capello arruffato. Non ci poniamo tutti la domanda: sono davvero il benvenuto? Se poi aggiungiamo atteggiamento da triglia e tv accesa su C’è posta per te, beh, anche no.

Immaginate invece: invito a cena da un conoscente, arriviamo, troviamo sulla tavola pasta al pomodoro e lui in camicia bianca, pantalone (magari anche jeans, siamo a casa rilassati, ci può stare) e scarpa stringata. Forse ci sentiamo un tantino più benvenuti.


E se troviamo lei in tacco alto alle prese con la pasta che, come Eva Herzigova nella celebre foto del calendario Pirelli, assaggia con le mani gli spaghetti, allora abbiamo la certezza che a quella cena ci sentiremo davvero come a casa (donne, va bene anche assaggiare la pasta indossando qualcosa sopra il grembiule).

Lo sappiamo tutti, l’abito non fa il monaco. Ma qualcosa farà, no? Per tornare al mio invito a cena. Un disastro di sapori (peggio delle mie migliori invenzioni culinarie) salvato però da un contorno di stile, di attenzione al particolare che fanno capire come le intenzioni siano alla base di ciò che davvero conta.


E per quando riguarda il gatto del mio amico, alla fine è uscito dal frigorifero e si è materializzato sul tavolo a bere dal mio bicchiere.

Se avete bisogno compulsivo di fashion, consigli o soltanto voglia di farmi qualche domanda potete scrivermi qui 



grazie a
www.armani.com
www.pirelli.com
www.pirellical.com

2 commenti:

  1. Che fastidio, quando capita. Bisognerebbe avere la faccia tosta di dire "vabbè, ma se non n'avevi voglia perché non l'hai detto?". Invitare qualcuno a cena dev'essere un piacere, e se hai avuto una giornata impegnativa e non hai potuto/voluto cucinare, vanno bene anche una pizza a domicilio e una birra, purché si stia bene in compagnia. Se non vedi l'ora di metterti in pigiama e guardare la De Filippi, allora dai, invitami un'altra sera, stiamo tutti più sereni, ti perdono (l'essere stanco, non il fatto che guardi la De Filippi!)
    Sull'outfit: la camicia bianca e la pomarola porteranno a un dramma inevitabile. Ma se ti annodi il tovagliolo al collo stile bavaglio er non macchiarti, giuro che mi alzo da tavola e vengo a darti uno schiaffo, è più forte di me. Buon weekend a tutti! =) -Tom

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  2. Caro TomCat. Sono proprio d'accordo con te. La macchia di pomodoro stile mago Oronzo è davvero tremenda. Però quando succede (agli altri) quanto ridere!

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