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26 gen 2012

fashion food 13 Stile ad alta quota



Sono stato recentemente a sciare con un amico a Courmayeur. Una località carina con quel gusto retro chic anni ’80.  Fa sempre piacere trovare una boutique Hermes a oltre 1200 metri.
Come sempre mi sono messo a osservare chi avevo intorno: orde di inglesi e russi che facevano baccano nei ristoranti e nei bar scolandosi litri e litri di birra e vodka (la grolla valdostana no, troppo complessa per capire come funzioni). Gente strana che del gusto retro chic anni ’80 non gliene può fregar de meno, come si dice al centro.

12 gen 2012

Correndo con le forbici in mano -Fashion Food #12


Non credo esista periodo più temuto dai negozianti (soprattutto di abbigliamento) di quello dei saldi di fine stagione invernale. Gente che si accalca tra gli scaffali, attende in file interminabili fuori dalle vetrine di famosi designer o, peggio, mette a ferro e fuoco i negozi con scene degne del film “Attila, il flagello di Dio”: andiamo sbabbari!

Questa volta no. I saldi della collezione invernale 2011/2012 sono molto sobri. Come il nostro nuovo Governo. La gente spinge meno, è aggressiva ma con più autocontrollo e soprattutto non compra. Lo ammetto, non amo andare per negozi durante il periodo dei saldi. Troppa confusione, troppo frastuono. Già fare spese il sabato pomeriggio durante l’anno è per me fonte di stress e di rabbia. Vi siete mai imbattuti in improbabili guru dello stile tamarro il sabato pomeriggio nei negozi del centro?

Ecco, durante i saldi aprono le gabbie e via, tutti in giro a comprare le magliette Energie e poi a fare un giro da Gucci. Ieri però mi sono imposto di uscire e andare per negozi. I guru del tamarro ci sono sempre, ma sono più sommessi per via della crisi. Certo perché c’è la crisi. Si infatti. La crisi. Una parola in grado di rovinare anche la tombolata di Natale! Ho fatto ambo, quanto vinco… eh poco, c’è la crisi! E che cavolo, per una volta che faccio ambo!

Si è vero, non è un gran bel periodo. Però riflettiamo un attimo: non vi sembra tutto un po’ pilotato? A me pare proprio di sì. Con giornalisti che ci marciano (e ci campano) perché parlare di crisi vende più copie o alza gli ascolti. Vedremo di cosa parleranno durante gli Europei o le Olimpiadi. Per qualche settimana non ci sarà crisi, ma solo notizie più importanti tipo quali calzini indossano i giocatori della nazionale.


Lo so dovrei parlare di stile, fashion e food.

Ecco, tre cose che fanno grande il mio Paese. Sostengono (alla grande) l’economia, attirano capitali stranieri, persone da tutto il mondo, ma sono soprattutto espressione dell’ingegno italiano che nessuno al mondo ha.

Lo so, andare a fare spese e comprare ciò che è definito superfluo in questo periodo è un po’ come correre con le forbici in mano. Perché, è normale, abbiamo paura. Farci spaventare invece non è normale. L’importante è avere fiducia che in Italia, alla fine, tutto sommato non si sta poi così male.

Saremo pure uno stivale, ma di Prada!

Grazie a: www.prada.it
                www.energie.it

22 dic 2011

Il lupo di Natale - Fashion & Food #10



Credo che l’attesa che precede il giorno di Natale sia il periodo più bello dell’anno. Una ricetta fatta di stress per chiudere tutto quello che è necessario portare a termine entro la fine dell’anno, ansia da regalo, desiderio di riposo, serenità, sorpresa ma, soprattutto, voglia di cambiamento. Che periodo magico!
Purtroppo però il cambiamento si traduce in sgomento quando al primo giorno di saldi andiamo a comprare quel paio di pantaloni che abbiamo desiderato per tutto l’anno e magicamente scopriamo di essere aumentati di tre taglie. Che magia il Natale!
Succede sempre di tutto in questo periodo: si incontra il parente mai visto prima che magicamente si palesa al pranzo di Natale e che solo la bisnonna ormai defunta conosceva, si manda un sms al vetriolo all’ex che non ci rivolge la parola, si  comprano regali spendendo un patrimonio nella speranza di ricevere ciò che desideriamo e soprattutto riusciamo a sfornare una quantità incredibile di bugie.

A Natale ci trasformiamo in terribili bugiardi (soprattutto quando si parla di stile). Non ditemi che non vi è mai capitato di incontrare alla cena di Natale con gli amici, con i colleghi o con i parenti, l’amico/a, il collega o il parente vestito stile albero di Natale e dire “ma come stai bene!”. Bugiardi! Appunto.

È vero che a Natale siamo tutti più buoni, ma non appelliamoci a questa scusa per sfoderare il peggio che il nostro guardaroba può offrire. Il maglione con la renna, ad esempio, anche no! A queste cene se ne vedono di tutti i colori: dalle sperimentazioni di stile improbabili, ai maglioni 12 taglie più grande perché “mi tiene tanto caldo”. Bugia: il maglione oversize serve solo a coprire il maniglione antipanico dell’amore che si è formato dopo le varie cene e pranzi di Natale.
Come vestirsi a Natale? Lo stile varia a seconda dell’ambiente in cui siamo. Non serve mettere l’abito da sera a una cena con parenti o amici: si rischia l’effetto manichino di Zara. Basta essere sobri, anche con un paio di jeans e una camicia.
E se proprio non potete fare a meno di stupire e di godervi la favola del Natale, fate come Estella Warren nella pubblicità di Chanel n.5 e trasformatevi in Cappuccetto rosso a Parigi.
Prestate però attenzione “al vostro lupo”, qualunque esso sia: è sempre in agguato. Soprattutto a Natale.
Grazie a:

24 nov 2011

My house. My rules. My pleasure. - Fashion & food #8


Woooooo che vento. Freddo. Finalmente, ci voleva. Anche l’autunno al suo perché e finalmente è arrivato, in grande stile, ovvio. Temperature basse, nebbia (si, sono uno stimatore della nebbia a Milano!), foglie gialle, che finalmente cadono dagli alberi, e cachi a volontà al banco frutta insieme alle castagne. Una sferzata di vento autunnale.
Ma il vento autunnale non è l’unico a soffiare.
Proprio l’altro giorno, il 17 Novembre alle ore 9:00 alcuni negozi H&M hanno esposto la collezione limitata disegnata da Versace per la catena di negozi svedesi.
Karl Lagerfeld è stato il primo a inaugurare la tradizione del “guest desiger” di H&M, seguito da Stella McCartney, Victor and Rolf, Roberto Cavalli, Mettew Williamson. Idea geniale. Lo stile, il design. Anche low cost.

17 nov 2011

Urban style - Fashion & Food #7

 
Immaginate un fiume che attraversa una città con due ampie anse disegnando il volto di una bellissima donna dal piglio elegante e regale.
Immaginate un’isola con una gotica cattedrale che terrorizza e affascina allo stesso tempo.
Immaginate una torre di ferro, scura che domina la città.
Immaginate vetrine di grandi griffe che si ergono imponenti, roboanti con i loro nomi accanto a piccole boutique di ignoti designer impegnati a creare uno stile tutto innovativo nel retro, la sera dopo la chiusura. 
 
 
Immaginate palazzi regali, accanto a dimore borghesi che si lasciano annientare dalla sommessa eleganza di piccoli palazzi appartenuti a poveri commercianti di qualche secolo fa.
Immaginate gente che cammina come fosse uscita da una sfilata di moda accanto a clochard che dormono infreddoliti in una città il cui inverno è tanto freddo da scaldare l’animo di chi la vive.
Immaginate gente che cammina improvvisando uno stile metropolitano, che sperimenta, crea guardando nel proprio armadio ogni giorno con la stessa immaginazione di un bambino davanti ad foglio di carta con tanti pastelli in mano. 
Immaginate sale d’aspetto surreali dove accanto a banali poltrone compaiono semplici e colorate sdraio da mare. 
 
 
Immaginate la città con un paio di sneaker ai piedi per camminare lenti tra i negozi e veloci tra una fermata e l’altra della metropolitana.
Immaginate piccoli bar di sconosciuti proprietari che condividono la città con caffè di multinazionali incapaci di annientare la gustosa eleganza della tradizione.
Immaginate gente che batte freneticamente i tasti di un freddo pc davanti ad una tazza di cioccolata in un caffè poco affollato. 
 
 
 
Immaginate di essere in quel caffè a osservare queste persone che entrano ed escono, che scrivono, lavorano, conversano.
Immaginate il profumo di un muffin al cioccolato e noci e una donna che imbocca teneramente la propria compagna.
Immaginate stili diversi che passano in osservati nella stravagante eleganza di una città dal fascino annientante.
Ecco. Immaginate lo stile. Anche urbano. Parigi.

Se avete bisogno compulsivo di fashion, consigli o soltanto voglia di farmi qualche domanda potete scrivermi qui 

Grazie a:

10 nov 2011

Effetto zucca - Fashion and Food #6



Alessandro mi ha proposto un menù tutto arancione. Monocromatico. Pieno di zucca, ovviamente di stagione!  Ovviamente buonissimo. 
Sempre ovviamente, non intendendomi di cucina al contrario di voi, il mio primo pensiero non va a quanto tempo deve cuocere la zucca, ma a ragionare se sia appropriato servire pietanze tutte della stessa tonalità di colore.  
 
Per fortuna in cucina a colori uguali non corrispondono sapori, consistenze e profumi uguali. Quindi offrire un menù monocromatico può essere anche una situazione divertente e piacevole. Molto piacevole soprattutto per il palato ed educativa per chi pensa che l’arancione sia solo associabile al sapore dell’aranciata.
 
Nello stile però non è lo stesso. Anzi, a colori uguali corrispondo purtroppo effetti diversi (spesso devastanti).
 
Proprio l’altra sera guardavo un programma tv in cui hanno mostrato la sfilata della collezione autunno inverno 2011 di Isaac Mizrahi, stilista newyorkese molto bravo ma la cui popolarità, ahimè, sta spesso sulle montagne russe. Il suo stile è lineare ed essenziale ma al tempo stesso accattivante senza dover mischiare righe, fantasie, colori impensabili insieme. Una sensualità austera.
In questa sfilata, ogni uscita degli abiti di punta della collezione è accompagnata da torte in tono con i colori e le fantasie dei tessuti. 
 
 
Bello, devo ammettere. Sulla passerella l’effetto era bello. Ma a tavola? Come si diceva nei programmi per bambini: “non provate a farlo a casa se non sotto la supervisione di un adulto”.  Io direi, non provateci e basta.
 
Mi sono sforzato ad immaginarmi ai fornelli a cucinare il menù tutto arancione di Alessandro. Già immaginarmi ai fornelli è un pensiero davvero destabilizzante per me. Ho aggirato quindi questa immagine per arrivare direttamente all’evento conviviale. Porto la cena a tavola e, come nella sfilata, ciò che indosso ha lo stesso colore di ciò che servo nel piatto. Arancione. Tutto arancione.
 
Ecco, l’effetto zucca di Halloween è assicurato. Sia per espressione terrorizzata e terrorizzante (dopo essere stato ai fornelli a cucinare) sia per le fattezze più o meno simili.
 
Se avete bisogno compulsivo di fashion, consigli o soltanto voglia di farmi qualche domanda potete scrivermi qui  
 
Grazie a:


3 nov 2011

Don't tell me - Fashion and food #5


Zucca o carote? Baccalà o merluzzo?
Per introdurre alcune delle sue squisite ricette Alessandro utilizza alle volte delle domande: in cucina è bene porsele. Io di solito mi chiedo sempre quanto sale buttare nell’acqua per la pasta o per quanto tempo cuocere la lasagna precotta (e quasi premasticata) nel microonde. Domande, per me, esistenziali, insomma.

Anche nella vita è buona prassi porsi delle domande. Sempre. Oggi vorrei soffermarmi su quelle che non hanno una risposta, quelle il cui perché è una verità così trascendente da non poter essere verbalizzata. Quelle che ci fanno dire: ovvio, no?

Giustamente di fronte alla zuppa che stavo per assaggiare a casa di Alessandro, ho chiesto se fosse carota o zucca: i colori dei due ortaggi si assomigliano molto soprattutto quando ridotti a un delizioso stato denso. Alessandro mi ha spiegato che ovviamente si trattava di zucca (ovvio, no?), perché, si sa, frutta e verdura di stagione sono più indicate di quelle fuori stagione.
Così non ho potuto fare a meno di pensare allo stile. Ogni stagione ha il suo. Ovvio, no?

Voi provetti cuochi saprete bene che una zuppa di zucca a ferragosto non è molto indicata, soprattutto perché trovare una zucca dal fruttivendolo sotto casa in quel periodo è un’impresa quasi impossibile. Lo stesso vale per determinati accessori, tessuti, fantasie e materiali. Se non si trovano facilmente nei negozi, un motivo ci sarà, ovvio no?

Se Madre Natura, o chi per essa, ha deciso che le zucche arrivano al banco ortofrutta del supermarket a Ottobre, ci avrà pensato bene, ovvio, no? Pur rimanendo a noi sconosciuto, il motivo c’è.
Allo stesso modo non è dato sapere perché lo stile country e lo stile marinaretto abbiano fatto una breve comparsata sulle passerelle qualche stagione fa e poi siano scomparsi clamorosamente. Un (ottimo!) motivo per questa prematura scomparsa ci sarà.

Certi stili, come la frutta e la verdura, hanno vita intensa durante la loro stagione, vengono proposti da grandi stilisti e poi fanno capolino (per troppo tempo) tra gli scaffali “moda” dei grandi supermercati, svaniscono lasciando un colmabile vuoto e infine tornano prima o poi (e in alcuni casi si spera sempre molto poi).

Non c’è un perché: per questo motivo evitiamo di pensare che se un capo andava di moda qualche stagione fa, allora possiamo indossarlo anche oggi.  Solo il classico e il vintage vanno sempre bene. Come un abito nero, semplice ed elegantissimo di Dolce e Gabbana o la tuta Adidas Originals.


È ciò che è capitato a un mio amico pochi giorni fa. Ero a casa, riposavo sul divano mezzo addormentato quando mi chiama. Sto comprando una camicia di jeans a maniche lunghe - mi dice senza neanche salutarmi - il commesso dice che mi sta molto bene, la compro?
Domanda inutile, riattacco. Ovvio, no? Fa troppo video “Don’t tell me” di Madonna. Solo lei se lo può permettere.

Se avete bisogno compulsivo di fashion, consigli o soltanto voglia di farmi qualche domanda potete scrivermi qui  

Grazie a:
www.fox.com/glee
www.dolcegabbana.it
www.madonna.com